DE VINCENTIS

 

MARCO DE VINCENTIS E LA SCUOLA

 

Devo dire la verità, io con la scuola non ho mai avuto un buon rapporto. Anzi, per dirla tutta, non mi è mai garbato punto né l'andare a scuola né per l'appunto lo studiare. Che poi, a dire il vero, ho sempre studiato, e  molto, cosa che mi ha permesso di arrivare dove sono arrivato, e anche oltre, salvo il tornare indietro talvolta. Ma una cosa era lo studiare per mio diletto, un altra l'obbligo, l'imposizione che veniva dalla scuola. Al pessimo rapporto che ho sempre avuto con la scuola e con le sue componenti, si deve forse il fondo amaro della paginetta umoristica DELLA SCUOLA, in altra parte del mio web situata.

Intanto credo doveroso specificare che il Conservatorio di Musica per me non è MAI stato una scuola... perché si trattava di tutta un altra cosa, lo studio era una cosa divertente e piacevole, i risultati li vedevo (e sentivo) di giorno in giorno.  Ma a parte la lunga parte di vita che ho speso in Conservatorio, come tanti colleghi musicisti, nel corso della mia vita mi son trovato a frequentare molte scuole, tutte doverose, tutte ovviamente da me più o meno detestate. Tutte comunque portate a termine, con risultati passabili. Vogliamo qui elencare tutte le mie esperienze scolastiche? Non mi pare il caso, mi limiterò di quando in quando a raccontare qualche episodio degno di nota.

Per cominciare, voglio iniziare dalla mia prima carriera universitaria, che ebbe la straordinaria durata di UN giorno, uno, un solo giorno effettivo. Si, andò proprio così. Dopo aver conseguito quasi per sbaglio un diploma da geometra, nel mentre che già avevo iniziato una discreta ma confusa vita artistica, decisi di iscrivermi all'università. Lo feci più per accontentare i miei genitori che non per convinzione personale, ma ebbi cura di iscrivermi a una facoltà che potesse interessarmi almeno un pochino. Sicché, da matricola della facoltà di lettere, mi avviai un bel dì, per il mio primo giorno di studente universitario. Che fu per inciso anche l'ultimo. Quel giorno, anziché illuminarmi del sacro fuoco della conoscenza, e invece di abbeverarmi alla sacra fonte del sapere, conobbi una ragazza. Fu pertanto il sacro fuoco della passione a illuminarmi, e finii ad abbeverarmi alla fonte del piacere, tra seni di salomonica memoria... Avviluppato in un cantico di voluttà, dimenticai ben presto le goliardiche velleità. Sicché un anno dopo non mi restò che partire a fare il militare. Ma questa è un altra storia...

Poc'anzi ho detto "la mia prima carriera universitaria",  difatti in seguito ho avuto modo di recuperare con onore. Inoltre c'è da dire che

recenti legislazioni hanno elevato a rango universitario i titoli di conservatorio, anche se non è ben chiaro il significato della cosa.

Posso dire però che nel 2007 mi sono iscritto nuovamente all'università, stavolta con genuine intenzioni di aggiungere un altra perla alla mia collezione di titoli. E cosi, dopo aver dato esami con foga, quando gli impegni musicali me lo permettevano, ho preparato la tesi, che mi ha consentito di laurearmi il 14 dicembre dell'anno di Grazia 2010. Ma di questo potrò parlare meglio più avanti.

 

 

Il Conservatorio è una "scuola" che ricordo con particolare piacere, oltre che come veramente utile. In fondo è dove ho imparato molto di quello che mi è stato davvero utile nella vita.  Perché diciamolo chiaramente, non mi è mai capitato di dover costruire un quadrato su un ipotenusa! Né mai mi è servito il conoscere formule chimiche, o saper calcolare astrusità algebriche. No, se mi devo basare sulla mia esperienza, posso tranquillamente affermare che tutto quello che han cercato di farmi imparare a scuola, non mi è mai servito nella vita. Mah! In realtà, posso altrettanto tranquillamente affermare (come ho fatto sopra) che han cercato di farmi imparare, ma non ci sono mai riusciti. Il dubbio è se si sia trattato di colpa mia, o di dolo degli insegnanti, cioè se ero io refrattario all'apprendimento, o se erano gli insegnanti che erano negati per il loro lavoro. Secondo me, a guardare i fatti dopo tanti anni, credo si trattasse di un misto delle due cose. Se mi fossero capitati insegnanti capaci di stimolare il mio interesse, mi sarei impegnato senza dubbio di più.  E questo lo posso dire senza tema, perché alcuni insegnanti degni di questo nome li ho avuti, personaggi realmente capaci di insegnare, di appassionare un ragazzo, e soprattutto contenti di fare quel lavoro. Difatti nelle loro materie ho avuto buoni risultati, che non si sono esauriti nel periodo scolastico, ma han seminato frutti culturali che hanno poi germogliato nel corso degli anni. Ma ripeto, si è trattato di pochissimi, sparuti, solitari lampi di luce, in un percorso scolastico buio e dolente.

La scuola italiana, quando m'è toccato frequentarla (ossia trenta anni fa all'incirca - tra medie e superiori), era un disastro totale, con insegnanti incapaci, perlopiù gente frustrata, che non sapeva chi fosse, né perché fosse, e sfogava le loro incertezze su noi studenti. Noi peraltro badavamo a studiare poco, cosa che non riusciva difficile, con quei campioni d'incompetenza che avevamo a farci da sprone! Ho tuttora vivido il ricordo di alcuni professori che non meritavano nemmeno il fiato necessario a mandarli a quel paese, e questo anche se sono passati quasi trent'anni! Fu allora che in me si radicò la convinzione che "chi sa fare fa, chi non sa fare insegna".

Tornando al Conservatorio, invece, si trattò di un altro paio di maniche. Ho trovato insegnanti realmente capaci di fare il loro lavoro, persone che erano artisti nel loro campo  (e non poteva essere altrimenti!). Certo, non è stato tutto rose e fiori, anche lì ho avuto le mie brave difficoltà, non s'è trattato di una passeggiata, sempre di studio si trattava, e forte applicazione ci voleva, ma a me sembrava tutto diverso.

Credo che approfondirò meglio questi argomenti, perché quei tristi figuri che mi son trovato come professori a scuola meritano di essere rievocati, non fosse altro che per esorcizzare il danno che hanno fatto a tanti studenti.

RICORDI DI SCUOLA

 

 

 

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